A sala illuminata, in un taglio di sipario si intravede camminare una figura femminile, che va disegnando una spirale su un cerchio instabile, tra i riflessi di luce e i versi del poeta che ritraggono figure di donne mitiche.
Le voci divengono sempre più umane. Divengono racconto di vissuti tragici, testimonianze d’amore, di soprusi e incomprensioni. Emerge la figura di una moglie tradita con la poesia, la moglie del poeta.
Nel percorso di indagine, la voce di Gemma Donati si è imposta da sola a metà del lavoro intrapreso. Ha incominciato a profilarsi il suo ruolo di portavoce del vissuto umano delle figure femminili della Commedia dantesca, fino ad acquisire un carattere a-temporale e collettivo. Testimone del passato, testimone della modernità, testimone di sé stessa.
Questo studio, per quanto avanzato, si presenta come un insieme di piccoli nuclei, che intrecciano racconto in versi dei personaggi e racconto umano di Gemma Donati.
Ancora frammentario, questo studio è il frutto di un lavoro collettivo sviluppatosi su più livelli: dalla documentazione storico/iconografica all’improvvisazione, dalla tensione didattica al tentativo di individuare e proporre la modernità dell’universo umano femminile della Divina Commedia.
Progetto e regia: Antonello Antonante.
Con: Emilia Brandi.
Assistente alla regia: Maria Scalese.
Impianto scenico e costume: Dora Ricca.
Luci, fonica e scenotecnica: Giuseppe Canonico e Eros Leale.