Il CENTRO R.A.T. (Ricerche Audiovisive e Teatrali) nasce a Cosenza nel 1975 dalla fusione del Workshop Laboratorio Permanente di Ricerca Teatrale e il Collettivo Teatrale di Sperimentazione, due associazioni culturali che già da tempo operavano nel centro storico di Cosenza, coagulando una serie di operatori teatrali che si erano formati a scuole e attraverso esperienze diverse, ma che “convergevano” in una città del Sud esprimendo un progetto che voleva coniugare il recupero di luoghi e stilemi di una tradizione popolare con gli esiti ultimi della ricerca e della sperimentazione.
Il 31 agosto del 1976 si costituisce in Cooperativa. La scelta di installarsi in una città di Provincia, Cosenza, e in una regione, la Calabria a lungo emarginata dai circuiti teatrali tradizionali (e non solo), è stata considerata non un punto di arrivo, ma un punto di partenza. Niente è stato dato come acquisito :a quei tempi non si trattava solo di conquistarsi un proprio pubblico (fatto di non secondaria importanza, in una regione, dove anche dieci spettatori in più sono un esaltante risultato), ma soprattutto di conquistare e gestire un proprio spazio politico e culturale. Il presupposto fu un progetto di lavoro a lunga scadenza , che da un lato stabilisse solidi legami con il territorio, e dall’altro, determinasse anche strutture organizzative capaci di assicurare continuità all’intervento. Si potrebbe definire un processo di “radicamento progressivo”.
Fu chiaro fin dall’inizio, al giovane gruppo, che bisognava muoversi su due direttrici fondamentali, proprio perché si andava ad operare in una realtà “senza teatro”. Da una parte, quindi, si procedeva con il lavoro creativo e poetico che doveva costantemente mantenersi in continuo e immediato confronto con le altre esperienze del Paese e quelle in atto a livello internazionale. Da qui la decisione di lavorare nel teatro con una struttura professionale: per non correre il rischio di sclerotizzarsi con un espressione artistica priva di confronti. Dall’altra ci fu la convinzione di un raffronto serio e serrato con il territorio, che ospitava questa esperienza nuova e innovativa, e tutti i suoi conseguenti aspetti sociali con i quali il Centro R.A.T., di fatto conviveva e si incrociava.
Ma dalla teoria si doveva passare alla pratica: bisognava comunque cercare di “concretizzare”, per quanto possibile, tutto il processo creativo dell’ideazione dello spettacolo fino al momento di realizzazione. Ed é per questo che il Centro R.A.T. nella sua storia oltre che nel momento peculiare della propria produzione, ha sempre affiancato la gestione di spazi teatrali con l’organizzazione di rassegne, stagioni, eventi ecc. Anzi questa necessità di avere una propria “casa” per produrre, promuovere e programmare è stata così importante che ancora oggi, a distanza di venti anni il racconto avviene attraverso gli spazi fisici gestiti e promossi : il Playcentro, il Vecchio Municipio, la Tenda, l’anno nel Rendano, l’Acquario, la sala Julian Beck.
Dodici metri per quattro, il Playcentro, piccolo spazio in Corso Telesio, fungeva da Cineclub, da teatro, ospitava musica, era sede del laboratorio teatrale di formazione del Centro.
Di quel periodo La favola politica e Vennero giorni d’epidemia, quest’ultima “creazione collettiva” che firma l’attività del gruppo è il frutto di un lavoro di improvvisazioni e di training fisico-vocale sul tema della peste come “epidemia sociale”, e sui meccanismi conflittuali che ne scaturiscono. La ricerca si è basata sullo studio delle varie descrizioni di Peste fatte da Tucidide, Lucrezio, Boccaccio, Manzoni, Artaud, Camus.
L’attività cresce, il Centro RAT nel tentativo di scuotere cittadinanza e Amministrazione Comunale, nel 1976, procede con un atto “sovversivo” occupando l’ex Municipio di Cosenza.
Il periodo dell’occupazione è anche il periodo del Progetto di Contaminazione Urbana, di invenzione degli spazi della città in termini creativi e artistici. Sono presenti i 40 componenti del Living Theatre, storica formazione di ricerca fondata e guidata da Julian Beck e Judith Malina che ha profondamente innovato il teatro mondiale, e della Comuna Baires, teatro laboratorio.
L’incontro con il Living ha significato molto nella crescita artistica e poetica sia per il Centro che per i singoli componenti. In quei giorni in città ci fu una “rivoluzione” pacifica. Gli attori d’oltreoceano misero a “ferro e a fuoco” quella che, finoa quel momento, era stata una città sonnolenta.
In quel clima di “movimento” gli attori della cooperativa si ponevano come obiettivo di entrare direttamente nel sociale, di stimolarela altrui partecipazione, verso un “teatro di comunità”, con l’intento di creare un centro polivalente e permanente di animazione-culturale. Il Centro polivalente si presenta come luogo di animazione sociale per uno scambio di conoscenza dove la cultura non si consuma, ma si produce.
Terminata l’occupazione con la promessa da parte dell’Amministrazione Bruzia di ristrutturare lo stabile -promessa mai mantenuta-, gli operatori culturali si ritrovano senza uno spazio adeguato.
Capitò a Cosenza un circo di periferia “Circo Marius”, il cui tendone era in vendita. Il Centro RAT, in mezzo alle cambiali, ebbe così un “tendone” sopra la testa. Una mattina la città si svegliò con questo fungo colorato in via Caloprese: tra interesse e disappunti era sorta la “Tenda di Giangurgolo”.
Il carattere circense della struttura implicò e influenzò gli spettacoli seguenti, che vennero pensati innanzitutto a pianta circolare. Iniziò in tal modo il periodo di riscrittura popolare. E’ il momento di oltrepassare i confini degli spettacoli precedenti. E’ il momento del ritorno al rituale, alle danze apotropaiche, ai miti orfici della Koinè culturale e culturale calabro magno greca.
Lo spettacolo che ha segnato in qualche modo il percorso, e che ha visto una seconda edizione nel 1990, è stato “Giangurgolo in Commedia” ovvero le stravaganti avventure di un comico dell’arte” (Giangurgolo, maschera calabrese – non rappresentata dal ‘600 – che mette alla berlina un Capitano dall’accento spagnolo – maccheronico).
I personaggi, le maschere, sono presentate attraverso un lavoro di stilizzazione, di messa in evidenza dei loro segni principali, più caratteristici. Essi si muovono fra elementi scenici, resi nelle loro linee geometriche essenziali, in uno spazio quasi astratto, che non ha riferimenti o ambientazioni d’epoca. Uno spazio che lascia alla presenza dell’attore di evidenziare il piacere di recitare, il gusto di giocare allo scoperto con trucchi e convenzioni.
Ma la “tenda” non è solo sinonimo di teatro, c’è anche l’altra faccia della medaglia, quella delle serate passate facendo la guardia al tendone, a scaldare all’interno, per far sciogliere la neve depositata sul tetto, di montaggio e smontaggio da una parte all’altra della città. Il 31 Dicembre del 1979 l’anno termina con un brutto regalo, una tromba d’aria recò danni irreparabili al tendone, e la conseguenza di rimanere, nuovamente senza una casa.
L’Amministrazione ospita il Centro RAT al teatro Rendano per l’allestimento del nuovo spettacolo.
Nel limbo del teatro comunale, sulla scia del “popolare debutta” “Don Kitschiotte story” liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Cervantes.
Dopo una lunga tournèe come avveniva molto spesso in quegli anni, il Centro RAT si ritrova con il problema dello spazio. Individuato nel 1980 il locale attuale, nel marzo dell’81 viene inaugurato il Teatro dell’Acquario.
Gli spettacoli che segneranno una svolta decisiva saranno Le metamorfosi (1983/84), e L’ultima chance (1984/85) con la regia di Antonello Antonante e Massimo Costabile. La linea poetica tende verso una ricerca più personale, più integrale.
Regolarmente finanziato, sin dal 1976, dal Ministero di Turismo e Spettacolo, il Centro RAT compirà un ulteriore passo avanti nel 1987, anno in cui è riconosciuto, sempre dall’allora Ministero, come Teatro stabile di produzione, promozione e ricerca teatrale. Il riconoscimento, ottenuto grazie alla professionalità dimostrata e al lavoro fino a quel momento svolto, proietta il Centro RAT tra i 14 Centri di Ricerca di livello nazionale.
Un’altra struttura viene aperta in questi anni La Sala Julian Beck che comprende oltre alla sede organizzativa del Centro, una sala prove, un Centro Studi per le Arti, e una sala per mostre, recital, performance, incontri, etc… Non mancano in questo periodo e negli anni futuri le tournèe all’estero. Nascono rapporti con i teatri europei, in particolar modo nei paesi dell’Est, che permettono di replicare spettacoli in Polonia e nell’ex Unione Sovietica – Armenia.
Le produzioni proseguono con il relativo percorso poetico. Dalle origini, la riscrittura del popolare, passando per la ricerca di nuovi linguaggi, si giunge al Teatro di Poesia.
Non si possono non ricordare: Ricostruzione di un delitto; Avventura; E la terra graffiò la luna; Cani Randagi; Non seppellitemi vivo; Aiace; Maledetta; Giufà e il Mare; Il Velo e la Sfida; Medea; Segatura; Antigone; Jenin Incubi di guerra; Malaluna.
Di ampio respiro anche l’attività di “promozione” : spettacoli creati appositamente per i ragazzi, dalle scuole elementari fino alle medie secondarie; laboratori teatrali, che spaziano dal lavoro sull’attore vero e proprio, fino ad arrivare alla comprensione delle tecniche di costruzione (dai pupazzi alle scenografie); Corsi di Formazione Professionale destinati a chi vuole intraprendere un lavoro nel campo teatrale .
Nell’aprile del 1999 con l’inaugurazione del C.I.F.A. (Centro Internazionale Formazione delle Arti), all’interno di un chiostro nel Centro Storico di Cosenza, il Centro R.A.T. si propone di costituire un Luogo di Formazione ad alto perfezionamento per artisti, operatori e tecnici dello spettacolo in genere.