Il Teatro rende omaggio al Circo.
Non cavallerizzi o giocolieri ma attori, semplici attori, con la loro sensibilità e umanità per parlare di artisti carichi come loro di poesia. Non lustrini e grandi piste alla Barnum, non abilità atletiche sorprendenti, non mille luci e grandiosità “all’americana” ma il tentativo di ricreare una suggestione poetica. Una magia, l’immagine forse un po’ malinconica ma vera, stramaledettamente vera, del piccolo circo di periferia, di quei tendoni colorati, un po’ sbiaditi che ognuno di noi ha incontrato sulle spiagge deserte o assolate. Il tentativo di far sentire il profumo della segatura sulla terra. Con la voglia di mettere in risalto quello che accomuna il mondo del teatro al mondo del circo: l’amore per il proprio mestiere.
“Nel circo corre un’aria di mattatoio, vi sono la follia, le esperienze terrorizzanti, eppure il tendone, quell’odore di bestie, hanno per me qualcosa di familiare. La minaccia della morte, le emozioni di simili spettacoli si riallacciano certamente alle esperienze dell’antico circo massimo. C’è il sangue in mezzo alla segatura. L’arrivo del Circo di notte, la prima volta che lo vidi, da bambino, ebbe il carattere di un’apparizione. Questa specie di mongolfiera, preceduta da niente: la sera prima non c’era, la mattina era là davanti a casa mia. Il Circo non è solo uno spettacolo: è una esperienza di vita.
E’ un modo di viaggiare nella propria vita.”
(Federico Fellini)
Regia: Antonello Antonante.
Con: Maurizio Stammati, Attore/Musicista; Stefania de Cola, attrice e Salvatore Vercellino, Musicista.
Gestione tecnica: Giuseppe Canonaco ed Eros Leale
Scenografia/Ombre, Burattini e Pupazzi: Dora Ricca.